Daniela Taliana

Roma  1 ottobre 2021 - Critica letteraria a cura del Dott. Antonio Sorgente.

Una poetessa capitolina che porta lo pseudonimo di “Anima e farfalla”,  per le immagini    simboliche   e le pene liriche di Psiche.

Daniela Taliana è nata  a Tripoli da una famiglia di origini e cultura mediterranee. Un patrimonio umanistico  che  ha saputo trasferire nelle sue prose, pervase da vicende quotidiane che  assumono una valenza culturale mirabile: l’amore e la solitudine. Come i grandi poeti del passato,  ella  non ha visto materialmente i luoghi, gli avvenimenti e gli uomini che descrive: eppure  lasciandosi trasportare dai sogni non dimentica di citare  alcun particolare, perché l’autrice è attratta dai valori spirituali e disinteressati come l’amore,  la bellezza, l’intimismo e il simbolismo. Si rammenta ai lettori che, nella letteratura classica, la figura femminile di Psiche portava il nome di Anima e Farfalla”.

Oggi domenica , in un malinconico pomeriggio di pioggia, ho avuto la fortuna  di leggere i due pometti di Daniela, intitolati: “Come Nuvole” e “Spicchi e specchi”, scritti tra gli anni 2012 e 2014. Fin dall’inizio della lettura, mi sono accorto che i due testi erano un “continuus" , non interrotto,   di due sentimenti contrapposti appartenenti alla stessa medaglia ma con due facce: l’Amore e l’analisi prospettica dell’Anima.

Una considerazione mitologica che ha riportato il mio pensiero alla scena di Psiche, la quale  che con la lampada accesa osserva  Eros dormiente. Espediente giovanile, per carpire il segreto della bellezza del giovane e il  desiderio connesso alla curiosità femminile. Indiscrezione che, nel  tempo,  diverrà sinonimo di sofferenze amorose.

Per a ccogliere i valori di bellezza e di tenerezza tra gli amanti, porgiamo allo storico Esiodo,  una “Invocatio”,  una supplica amorosa idealizzata nella mitologia greca e romana, affinché il nome “Musa”, riferito alla nove figlie di Zeus  e Mnemosine   fosse venerato in tutte le arti, dalla musica al canto, dalla danza al teatro fino a giungere a Calliope, Musa dell’arte poetica della  filosofia e e della retorica (per noi Critici d ‘Arte estensibile alla  pittura).

Dear Daniela Taliana, con queste premesse mitologiche avvincenti e affascinanti, ho letto i tuoi libri di poesie: “Come Nuvole” e “Spicchi e specchi”, entrando nel tuo mondo visionario che sfugge all’omologazione e alla spersonalizzazione del mito, per entrare in una visione di vita  aperta alle esigenze dell’uomo e ai significati simbolici dei sogni. Solo i sognatori, infatti, hanno l’abitudine di fantasticare e  sperare nelle ipotesi irrealizzabili e poi, non è forse vero che “ I poeti e i pittori hanno la testa tra le nuvole”. 

Un mondo introverso che si distacca dalla realtà quotidiana per sussistere in un universo straniante - onirico.  I critici lo definiscono: “Un isola che non c’è, un sito. dove i sogni degli uomini,  in una commistione di sentimenti incontrano sia gioia che sofferenze; un universo in cui si incontrano l’ “Anima e la Farfalla”, un firmamento dove le poetesse e i poeti idealizzano la parte ideale della  spiritualità quali il pensiero, l’intelletto, la coscienza e la volontà. 

Per queste considerazioni, dear Daniela, quale estimatore dell’arte mediterranea, ritengo che le tue poesie siano  rivolte a tutti: a quanti amano già la prosa e anche a coloro che non  la conoscono

Premesse le  affinità elettive  con l’autrice, mi rivolgo a tutti i lettori, in particolare ai mie amici artisti , con il  poetico: ”Tu”, in modo che la prosa inizi con un  intimo  “Soffio d’amore” del mio poeta preferito: “Giacomo Leopardi”,  che nell’ “Infinito”, canta: “Così tra questa Immensità s’annega  il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare”.

Primo libro. Come nuvole.

Con espressioni e coinvolgimenti spirituali, cerco di rivivere alcuni stati d’animo dell’autrice, contenuti: in versi poetici, nel primo   libro, intitolato l’Anima e Farfalla.

“”””*Come  nuvole: “Come nuvole nel cielo del mio mare navigano le mie emozioni”;  *Una Lacrima:  “E’ bastata una sola lacrima a farmi provare queste forti emozioni;  *Quel tuo sorriso: “Sboccia il ricordo di quel tuo sorriso che come la prima volta mi fa ancora innamorare;  *L’incantesimo. “Con tecnica e determinazione ho strappato al mio inconscio il mio destino per venirti a cercare”;  *La farfalla e la bolla di sapone: “Leggera. Posi il tuo pensiero sul mio cuore che smette di battere per non lasciarti scappare”;  * Tu: “Mare in cui navigare, Cielo in cui volare, Montagna da scalare,  Passioni da annegare”;  *Preghiera alla Luna: “Tu che guardi la mia vita sfiorire, tu che ascolti i miei tristi lamenti, illumina ancora una volta l’oscurità che ho dentro affinché non debba voltarmi più indietro”;  *L’abbraccio: “Ho bisogno di calde emozioni, di tatto, contatto che tu non potrai mai dare”;  *Un mondo per tutti: “Siamo noi gli Ulisse di oggi, finalmente approdati nelle nostre patrie, rifugio dove lavarsi dalle quotidiane frustrazioni”;  *L’Amore dov’è: “Le mie spalle nude si stringono aspettando l’amore dove.”””.

Brevi versi, profondi e partecipativi, di una raccolta, in prosa, di accenni melodici , intimistici, dove ogni lettore può trovare lembi del suo vissuto quotidiano...in un tumulto di emozioni interiori.

Daniela Taliana, vuole così dar voce a tutti coloro cercano di innamorarsi e che non trovano la loro anima gemella. Personaggi comuni, ordinari, che esprimono chiaramente i loro desideri che non fanno nulla per nasconderli. E’ Talmente forte il loro desiderio d’amare che lo fanno esplicitamente, enfatizzando le loro passioni, reali e presunte. Non temono, per amore, l desiderio degli altri. i

In questo modo,  il lettore conferisce alla Poesia Amorosa, una sua  idea positiva da vivere ad ogni costo,  perché qualunque sia il risultato degli affetti, tra gli amanti. Il sentimento dell’Amore,  comunque vissuto,  è sempre quello con la  “ A “ maiuscola”, talmente è forte il desiderio di affetto.

 

2°libro “Spicchi  Specchi”..

Nel secondo libro della poetessa Daniela  Taliana,   intitolato  “Spicchi e specchi”, l’autrice ostiense effettua un’ analisi profonda delle sue  emozioni interiori, provocate dall’amore. Ella, con serenità, senso critico e senza remore,   analizza le più piccole sfaccettature dei sentimenti personali quotidiani, esaltandoli come “simboli”, con i quali evocare e rappresentare un valore che abbia un significato affettivo.

a)- Gli  “Spicchi”, sono identificati con i simboli frammentati delle proprie  delle proprie emozioni: singole, originali e/o stridenti…..sfaccettature separate da ogni  elemento giustificativo,  perché ognuno di essi si  porta dietro il proprio dramma e  la propria  sofferenza. Solo richiamando “il pregio” con chiarezza cd onestà intellettuale, può lenire il suo dolore, anche quando si tratta di situazioni scabrose.

Nonostante il tormento, l’autrice è sempre presente in se stessa;  combatte con le proprie idee, senza scusanti o pretesti. Non “Per giustificazioni ai suoi errori e/o suoi  comportamenti: mantiene integra  la sua dignità e rifiuta di piangere, perché il pianto allevierebbe la pena. E’ convinta che “piangere sul latte versato non servirebbe a nulla. 

Accetta, quindi,  serenamente,  di essere giudicata dal “fatum”,  per il suo reale  comportamento, senza  sotterfugi o pretesti, altrimenti tutto sarebbe inutile. Questa è  la sua forza di carattere della poetessa. 

 

b)-Gli “Specchi”, invece,  con le relative immagini riflesse, fungono da ulteriori “simboli” e fanno da riverbero alla sua coscienza. Sono lo specchio della sua Anima,  alla quale non  può mentire, non può fare le “spallucce”. Ella sa che ha agito secondo le sue pulsioni, le sue esigenze affettive e che le sue scelte di vita e non frutto di mera occasionalità. Analizza... le immagini che si riflettono e riverberano il suo vissuto, la verità dei suoi sentimenti nella sua interezza.  Escludere anche un evento vissuto. Significherebbe mentire  e chissà...non “potrebbe più dar dar corso al altre passioni ad altri amori. La nostra vita continua.

Oggi nella maturità, la poetessa  si accorge, finalmente, che la  solitudine  è solo un rifugio momentaneo; il rifugio non è  frutto di una emarginazione sociale da parte della gente, ma di una scelta propria, voluta e condivisa nell'intimità…..e quindi spera che riuscirà a risolvere i suoi problemi e a ritrovare la gioia di amare, perché l’amore non ha età.

Il suo specchio, quindi, riflette la sua Anima; simbolo riflettente di purezza e candore,collocato in un luogo solitario dell’universo, dove non ci sono scogliere marine per aggrappasi op persone a cui chiedere si stringere la mano.. perché il luogo si chiama: solitudine.

Per queste scelte pregresse, non c’è una ”ratio”, una ragione plausibile, ma solo la consapevolezza di aver voluto vivere una propria esistenza che, non si misura in minuti, in ore, in   centimetri, perché sono state scelte d’amore, di passione e nessuna sofferenza può annullare la bellezza di un sentimento.

Un desiderio di riscatto d’amore che, proviene dal “battito delle ali di una farfalla” e da un “Anima pura”,   desiderosa solo d’amore.

Quell’amore mitologico che esiste da sempre e ci conduce a Calliope, Musa dell’Arte poetica, perché solo nella sua filosofia possiamo ritrovar i sentimenti in cui sono contenute   le basi e le verità essenziali della vita”. 

Anche di  questo secondo volume   segnalo alcuni pensieri e riflessioni: Titolo *Il Tempo delle Cose: “E Adoro il tempo delle mie cose, mi lascia spazio ai pensieri, non dimentica l’assenza della mia vita. E già sera e il tempo delle cose mi appartiene”; - *Un Giorno: “A voi fiori del mio ramo più bello che un giorno racconterete di noi a chi stringerete tra le braccia.  A voi uomini di quel domani che vi vedrà attori di un palcoscenico incerto, dedico ogni mio pensiero più bello per farvi sentire dentro la forza del mio grande amore-  Sempre;   *Volevi una Poesia: -  “È volevi i miei baci tutti per te, ma ti avevo avvisato che i miei baci sono per chi mi ama. E allora mi hai tradito;  *Inesorabilmente: “Sono uscita a cercati ho incontrato tante persone che mi hanno parlato di te ma nessuno mi ha saputo indicare la strada”;  - Domani: “ Tutto mi parla  di te,  i  respiri e sospiri, lacrime e sorrisi,  sogni o speranze,  certezze e menzogne”; . *Non ti ascolto più: “Non ti ascolto più, da quando ti ho stretto a me.  Non c’è rumore tra noi, ma calore, sapore, odor che ha riempito questi spazi vuoti”;

*Lo specchio: “”Capita nella vita in cui ci si specchia negli altri., momenti in cui senti di guardarti intorno...allora cosa vedi. Vedi cose nuove, cose banali, cose terribili, - Vedi meglio in te stessa, conosci meglio una persona E ti ci specchi dentro ecc.”””””””

 

 

  

Critica Letteraria a cura del Prof. A. Jatosti



PREMESSA  Il grande critico Attilio Mamigliano  diceva: “Leggere è scoprire la poesia; perciò la lettura è il principio della critica”.
Il giudizio critico è un’interpretazione – diciamo colta, professionale – del messaggio estetico che ciascun lettore dovrebbe essere in grado di comprendere, al quale l’intellettuale aggiunge ovviamente i propri strumenti conoscitivi e interpretativi. Risultato di quest’operazione è ciò che si chiama esegesi, la quale deve acclarare e predisporre ai lettori tutte le tecniche di cui si è avvalso l’autore e, soprattutto, renderne chiaro, ripeto “chiaro” il contenuto, e riconoscibili lo stile, il lessico, la sintassi ed altro.
Perciò, mentre il prefatore ritiene che il proprio compito sia esclusivamente elogiativo (cogliendo qua e là un verso, un concetto, alcuni stilemi che sono altrettanti dardi al proprio arco), il critico ha ben altre incombenze, che spesso non riescono a renderlo altrettanto elogiativo e simpatico, e se proprio ciò non accade, non può accadere, è perché primo ogni essere cosciente obbedisce (o dovrebbe farlo) ad un codice deontologico; secondo, perché il suo lavoro servirà allo scrittore per progredire ed acquistare migliore consapevolezza dei propri meriti ma anche degli eventuali limiti, che specialmente una neofita amabilmente riconosce di avere.

1. APPROCCIO A “SPICCHI E SPECCHI”
Ogni scritto letterario “deve” comunicare un messaggio (“non si può non comunicare”: è ormai un assioma), un’interpretazione del mondo (proprio e altrui) e della vita (una weltanschauung, dunque) non avulsa da un preciso contesto, da un momento storico, da una realtà sociale e culturale.
L’autrice tenta la via della conoscenza di queste realtà ma, a parer mio, con poca convinzione essendo troppo incentrata e concentrata sul proprio, eterno “ego”, croce e delizia della letteratura d’ogni tempo e luogo. Ella mi appare catturata dal cerchio magico ma pur angusto delle sue relazioni, quasi esclusivamente diadiche, per cui all’ego contrappone sempre o quasi, un “tu”. In questo antinomico procedere, ella indugia a vivisezionare persone, ricordi, progetti ed accadimenti, affondando il bisturi nella ricognizione prima, nell’individuazione poi, del vissuto, dei particolari, dei “se”, dei “forse” che danno vita e sostegno a varie angosce, moti di dentro, nevrosi più o meno consce  della realtà. Questi sono gli “spicchi” attraverso i quali ella ritiene di potersi relazionare con l’altro da sé (persone: il Tu, in primis, e cose) in modo speculare: e questi sono gli specchi. Solo che questi ultimo spesso si comportano da caleidoscopi; ergo, ciò che appare e si vede all’interno del magico cilindro (phainomeno) è soltanto immaginario, solo qualche volta realtà.
E’ per questo che “Spicchi e specchi” va letto non “tutto d’un fiato”, ma un po’ alla volta, senza fretta ed anche con una disposizione d’animo alla curiosità, alla comprensione, alla simpatia  (in rigoroso significato etimologico) che faciliteranno la decodificazione degli stilemi e la comprensione su ambedue i livelli interpretativi: denotativo e connotativo. D’altronde, se vogliamo credere all’estetica michelangiolesca, l’artista, il creativo “già” ha in sé la bellezza dell’opera che dovrà eseguire: deve “soltanto” disvelarla, portarla alla luce. Tecnica che ricorda il metodo di Socrate per “portare alla luce la verità”, cioè la maieutica, che aveva mutuato dalla mamma levatrice.


2. INTERPRETAZIONE A LIVELLO DENOTATIVO E CONNOTATIVO       
“Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”, diceva Blaise Pascal, forse memore di due tra i più suggestivi miti riguardanti Eros: Eros e Psyche ed Eros-Thanatos.

In ambedue è palese la forza dell’antinomia, della contrapposizione. Nella stessa valenza e sempre restando nella classicità, ancora echeggiano simbolicamente ed emblematicamente i versi del carme 85 di C.Valerio Catullo: “Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris?//Nescio, sed fieri sentio, et excrucio” (forse mi chi chiedi come io faccia ad odiare ed amare. Non lo so, ma sento che ciò accade. E mi tormento). Tormento che è ben presente nei versi di Taliana, la quale non ci pensa neppure un po’ a celare il dolore delle ferite, anzi le ostenta con orgoglio, quasi fossero dei cimeli, dei serti di alloro ed anche offerte votive cruente sull’altare dell’Amore (“a” rigorosamente maiuscola), più relegato, tuttavia, tra le ombre dei lotofagi che fornito di  fisionomia, che lo renda almeno identificabile in un uomo.

2.1  LETTURA DENOTATIVA                 
Torno al concetto di Attilio Mormigliano,  “leggere è scoprire la poesia”, eccetera.                            Più che giusto, solo che al lettore (al fruitore delle arti in genere) bisogna pure che “qualcuno”  fornisca adeguati strumenti decodificativi euristici e, dunque, interpretativi.
Tra questi, come dicevo, molto utile è una lettura ad hoc, che tenga conto di  due piani: denotativo e connotativo.
Faccio due esempi. Sotto ogni quadro (nelle mostre, nelle gallerie, nei musei e altrove, ovvero figurante su una pagina stampata) c’è sempre un rettangolino che contiene questi dati identificativi (denotativi): autore, titolo dell’opera, anno di realizzazione, dimensioni (espresse in centimetri), tecnica usata (olio, tempera, mista, acquerello...), materiale (tela, legno, compensato, altro) ed, eventualmente, la collezione (pubblica o privata) e la sua ubicazione.        
Altro esempio può essere una fotografia pubblicata su un giornale, sotto la quale la redazione ha collocato una didascalia, rimandando per ogni altro elemento all’articolo (cioè alla lettura “connotativa”).
Quali elementi denotativi coglie il critico nelle poesie di Taliana? Almeno quattro:
=2.1.1 : i titoli, tutti scelti in modo molto mirato;
=2.1.2 : le citazioni, messe qua e là con disinvoltura, quasi con nonchalance, ma comunque presenti con tutta la loro valenza di ammiccamenti ed evocazioni. Eccone alcune: “Se” (Kipling:16); “Parole, parole, parole – cosa sei” (celeberrima canzone-duetto Mina e Alberto Lupo (in “io e te” p.18); “la luna – i falò” pavesiani (in “Un lungo viaggio” p.19);
=2.1.3 :la suggestione della musica, con riferimenti consci ed inconsci all’ ”arte della fuga” ed alla “suite” (“Ritmo”, 34 ; “Inesorabilmente” 8; “Ti chiamerò”, 26) di cui dobbiamo essere grati a o ad Haendel o, soprattutto, a Bach;
=2.1.4 :le antinomie, vere “farina e lievito” della cinquantina di composizioni di “Spicchi e specchi”.
Esemplificando (tornerò più diffusamente su questo aspetto nella lettura connotativa), “Sono stata” (p.40); “Ho ascoltato” (p.28), dove il dualismo è tra scienza (ovvero, la materia, quella che Aristotele chiamava hylé) e pensiero (il nous dei greci). Altrove la contrapposizione assumerà connotati di bene-male, realtà-utopia, immanenza-trascendenza, potenza-atto e simili. Le antinomie non sempre sono chiaramente espresse.

2.2 LETTURA CONNOTATIVA   
Ho appena detto che grazie a questo “piano” di interpretazione il lettore verrà sia a completare quanto appreso dagli elementi denotativi, sia  a comprendere appieno la personalità dello scrittore attraverso i suoi “connotati” (stilistici, estetici, culturali, storici, personali, eccetera).

                          Quello che di Taliana maggiormente interessa il critico è la sua “vocazione” antinomica. Solo ad evocare questo concetto mi viene in mente l’Ecclesiaste  detto anche  Qohelet,           
che al capitolo 3 propone al lettore una vera e propria summa di antinomie:  “Ogni cosa ha il suo momento e ogni faccenda ha il suo tempo sotto il cielo : tempo di rinascere, tempo di morire; tempo di piantare e tempo di raccogliere; tempo di uccidere e tempo di guarire …”.
Secondo la mente saggia dell’autore Salomone [o addirittura dell’autrice, come farebbe supporre una più esatta lettura del verbo “nascere” (3.3) che invece è “partorire”],le antinomie hanno la valenza di mettere in risalto tanto la imponderabilità delle azioni umane, quanto l’ineluttabilità della volontà che preesiste all’uomo.
L’uomo è ad un tempo un unicum ed un doppio e, forse, non è nemmeno vantaggioso andare ad analizzare questa strana natura in termini dicotomici (bene –male, amore-odio, interesse-noncuranza, eccetera) come sembra voler fare Taliana, probabilmente affascinata (chi, del resto, non lo è?) dal pensiero di Nietzsche su “dionisiaco-apollineo” .
Anziché pensare alla volontà di potenza, al nichilismo e alla costruzione di un  oltreuomo (uebermensch), io continuo a suggerire di ispirarsi a Michelangelo.
Anche lo stile ne trarrà giovamento: maggiore incisività, che si unisce ad una ricerca di concretezza come impegno morale e “servizio” reso al lettore. Quando si parla di amore è di lieve momento scriverlo con la maiuscola piuttosto che con la minuscola: è fondamentale, invece, farsi interprete di un comune sentire, certamente non gnomico né moraleggiante, ma franco ed onesto, sì. Non dimentichiamo che l’intellettuale “ha” degli obblighi nei confronti della collettività. Se tutto, poi, viene espresso con minore enfasi (le locomotive, i tamburi, le vene, i sudori, una certa qual sovrabbondanza di materialità fisica e fisiologica, le vivisezioni di questo o quell’episodio amoroso che non credo ingentiliscano, “disvelino” la bellezza) e con maggiore riservatezza, anche gli stilemi diverranno meno aspri, duri, decisi, talvolta senza appello ed anche meno ripetitivi.

CONCLUSIONE
Amerei che Taliana leggesse con molta attenzione e con spirito di filiale condiscendenza queste mie espressioni, così come rinnovo l’auspicio che le sue creazioni non vengano lette (e, forse, neppure scritte) “tutte d’un fiato” : sarebbe un grave errore ed un pessimo suggerimento per la loro interpretazione. Le poesie vanno lette “gustandole” in armonia con il proprio stato d’animo. L’uomo non è un monolito: è una fragile creatura le cui sensazioni cambiano continuamente anche nel corso di una sola giornata…
Vorrei chiedere a Daniela Taliana di essere più “pittrice” proprio nella tecnica dell’acquerello, che ha il dono dell’efficacia pur usando espressioni cromatiche aliene dalla violenza. Ed infine le chiederei di ri-scivere “Tu sei” pensando ai miei suggerimenti (meno “effimero”, più “classicità” ed alla pensosa, dolorosa riflessione di Theodor Adorno: “Dopo Auschwitz com’è possibile fare poesia?”.

Aldo G. Jatosti *